Come Serpente Nero conobbe Polluce di Scorpio
Eravamo ad Altabrina, lo ricordo bene. Il
re degli scheletri era appena stato catturato, mostro infame caduto in una trappola indegna...
Mi stavo interessando di tutt'altro, se non erro parlavo con FieroVolpe e la Tetrarca: avevo abbandonato la Pietra Argentera a terra, dato che ora non serviva più. Almeno nell'immediatezza. Ero orgoglioso di quello che avevo fatto, per la prima volta dopo moltissimo tempo...
Ero... Contento. Sì, non ricordavo quasi di poter provare un simile sentimento, eppure stavo bene. Ero stanco, ma contento.
Fu in quel momento che vidi a terra un giovane guerriero, abbandonato a se stesso senza che nessuno si curasse di lui, eccetto un uomo vestito di nero che stava mettendogli le mani addosso, per cercare qualcosa... Oppure per fare qualcosa.
Riconobbi l'armatura e l'elmo crestato che portava in testa colui che stava riverso al suolo: un merida che si era battuto per tutta la giornata come un giovane leone, al fianco di LunaFerita e Galgano.
Lo chiamai, per vedere se rispondeva, ma l'unico risultato fu quello di far allontanare furtivamente il barone venale che lo stava toccando.
La ferita era grave, molto grave, e l'erba attorno a lui rossa di sangue. Ma io non ero certo uno stregone da quattro scudi, e immediatamente arrestai l'emorragia. Purtroppo la lesione andava al di là delle mie possibilità di cura, serviva l'intervento di una divinità per richiuderla.
Mi erano state dette cose orribili su quel ragazzo che ora giaceva ai miei piedi, cose tremende. Una parte di me avrebbe tranquillamente tolto quella benda, e avrebbe fatto in modo che il sangue riprendesse a scorrere copioso, fino a quando il corpo non fosse stato totalmente secco, ed esanime. Non meritava altro, quell'infame. Eppure...
«FieroVolpe, vieni immediatamente qui! Ho bisogno di te!»
Il passo pesante dello sciamano si fece sempre più vicino, fino a quando al mio fianco non scorsi il suo volto dipinto, che mi guardava, curioso di sapere il perché lo avessi chiamato.
«Richiudi la ferita, io penserò al resto.»
Il rullo del tamburo sconquassò la montagna, mentre gli Spiriti evanescenti vorticavano come nebbia, danzando con FieroVolpe il ballo della guarigione.
«Non è ancora giunto il suo momento! Egli ha ancora un lungo Destino! Allontanatevi, abbiate paura del guardiano che vegli su quest'anima!»
Parole tonanti che spaventano ogni empio fantasma, e sotto i miei occhi severi ecco che le carni del guerriero si riassettano, la ferita si chiude, il sangue si riassorbe come per incanto.
E mentre lo sciamano si accascia al suolo esausto, inizio la mia opera.
Le mie mani diventano calde, roventi come in preda a un fuoco bruciante, e si posano sulla pelle nuda e glabra del guerriero; ecco allora che le croste scompaiono, tutto si ricompone, e dopo qualche istante della ferita pare non essere rimasta traccia. Sì, è quel calore che dono sempre agli altri, e che tutti assorbono avidamente, senza che io chieda nulla in cambio. E mai nulla mi viene dato...
Gli occhi del giovane si riaprono. Parla. E' vivo, di nuovo. Ho salvato la vita a colui che meritava di morire, penso. Perché l'ho fatto? Perché gli Spiriti non me lo hanno impedito?
Me ne vado, mi allontano da quel ragazzo del quale, mi dico, non mi importa assolutamente nulla. Né mi dovrà mai importare, mai!
E infine, dopo che l'antico culto ha riportato la sua misera vittoria, ecco che il drappello di uomini esausti scende il crinale della montagna, mentre cala il buio, e il freddo lo attanaglia come il morso di una belva. Mi avvolgo nel mantello per ripararmi, scruto il cielo crepuscolare con FieroVolpe, in cerca di presagi che non arrivano.
E infine, giunto al punto di partenza, trovo nuovamente lui, quel merida dall'elmo crestato, in piedi a fissare il vuoto, abbandonato sui monti dai suoi stessi compagni...
Perché? Perché è di nuovo in mia presenza?
LunaFerita si offre di accompagnarlo alla sua dimora, in un atto che di barbarico e rozzo non ha nulla, ma rasenta al massimo ciò che alcuni definiscono "la Via Virtuosa". Una cosa che io mi sforzo di non capire, eppure comprendo...
Viaggiamo nella notte; non so come comportarmi con costui, vorrà forse qualcosa da me? Ci parlo, eppure... Eppure non sembra così cattivo. Non come me lo avevano descritto... Possibile? Possibile che mi sia sbagliato?
Ha dunque un futuro nella mia vita, questo giovane di bell'aspetto e dallo strano accento? Lo sento parlare, e aspetto che dica qualche idiozia, qualcosa che possa confermarmi che è uno stupido! Perché non lo fa? Che gli costa darmi ragione?!
No, nulla... Non riesco a trovare la malvagità che mi era stata decantata, in lui... Ora capisco perché il Dio Serpente ha voluto che lo salvassi: costui sta viaggiando con me perché così doveva essere. Così dovevo incontrarlo, così occorreva che entrasse nella mia vita...
"Stanotte, sotto questo cielo montano, una nuova stella è apparsa fra le nubi del mio firmamento. Ed è diventata specchio."
Autore
SerpenteNero